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Fratture radicolari

Le fratture radicolari possono interessare una o più radici.......

by Dott. Sergio Formentelli 20-09-2010 66043 visualizzazioni
Le fratture radicolari possono interessare una o più radici, una piccola porzione o l’intera radice del dente.

Non sono da confondersi con le fratture della corona: nella Fig. 1 è disegnata la frattura della cuspide di un molare, nella Fig. 2 una frattura verticale completa della radice.







Una frattura cuspidale permette, in genere, il recupero dell'elemento dentario con una capsula, una frattura radicolare comporta quasi sempre la perdita del dente.







Quasi sempre...

Nella Fig. 3 la lesione progredirà inesorabilmente verso una frattura completa, nonostante tutti i tentativi del dentista di recuperare l'elemento dentario; nella Fig. 4 la lesione è allo stadio iniziale, e un idoneo trattamento (necessariamente con una corona) ne permetterà il salvataggio.

La Fig. 5 mostra un altro tipo di frattura radicolare, molto difficile da diagnosticare: una incrinatura che coinvolge esclusivamente una radice, partendo dall'apice della stessa.







La fotografia clinica (Fig. 6) mostra una tipica frattura verticale, dovuta probabilmente all'azione combinata dell'indebolimento della parete, e dal carico funzionale verosimilmente eccessivo.

La diagnosi è essenzialmente clinica.

Quando una radiografia permette di apprezzare la frattura (Fig. 7), tutti i danni sono ormai conclamati; la separazione dei frammenti radicolari (a) permette il diffondersi di batteri dal cavo orale (b) che raggiungeranno l'apice del dente producendo un ascesso che provocherà una grande distruzione ossea (c), e renderà estremamente problematico sostituire il dente con un impianto endorale.

Perché si rompe una radice?


Innanzitutto bisogna dire che sono rare le fratture spontanee di denti vitali; si tratta i genere di denti indeboliti, quasi sempre devitalizzati.

Una preparazione del canale radicolare esagerata, eseguita durante le manovre di devitalizzazione, accentua il rischio di frattura.

La preparazione per l'alloggiamento di un perno moncone accresce molto il rischio. Ma sostanzialmente tutte le motivazioni finiscono per ricondursi ad una sola: l'inadeguatezza del dente a resistere alle sollecitazioni funzionali richieste. Troppo fragile, in altre parole. Una carie secondaria può inoltre accelerare il manifestarsi della frattura.

Un capitolo a parte meritano le fratture di origine traumatica.


Un trauma può avvenire sia su dente vitale che su dente sottoposto a terapia canalare. In quest'ultimo caso, non vi è sostanziale diversità rispetto a quanto trattato finora. Schematicamente possiamo distinguere tre casi in caso di trauma (senza avulsione o spostamento del dente), raffigurati nei disegni sottostanti.







Nella Fig. 8 la frattura è molto vicina al margine della gengiva. La parte coronale del dente presenta un movimento più o meno accentuato, che non ha possibilità di ridursi.

Il dente è destinato all'estrazione.

Nella Fig. 9 la prognosi è invece in genere favorevole, spesso dopo la guarigione dal trauma il dente resta saldo, come se non fosse successo nulla.

Occorre in questo caso monitorare la vitalità pulpare e, nel caso la polpa vada incontro a degenerazione, procedere con la terapia canalare (devitalizzazione) e, eventualmente, con una corona.

Ma spesso è una situazione che non presenta necessità di terapia. Un dente nella condizione della Fig. 10 necessita di una ricostruzione del frammento mancante (in presenza di vitalità pulpare conservata), e null'altro.

Come si riconosce una frattura radicolare.


La sintomatologia è variabile e dipende dalla gravità della lesione. Si va dalle fratture completamente asintomatiche fino alle manifestazioni di un violento ascesso. A volte la pressione su un dente più o meno dolorante provoca sollievo. Questo deve far sospettare una frattura radicolare iniziale.

Un dentista attento sa riconoscere delle fratture iniziali, quando l'elemento dentale è ancora riparabile, ma soprattutto è importante che riconosca un elemento fratturato non recuperabile in tempo, in modo da poter intervenire prima del verificarsi di gravi danni alla struttura ossea circostante.

Cosa fare quando si rompe una radice (la terapia).

Se la frattura è coronale (Fig. 1) e non radicolare, il dente è in genere recuperabile, eventualmente con una corona che funga da rinforzo.

Se la frattura radicolare è all'inizio, (Fig. 4) può essere ricostruito il dente e incapsulato, in modo da rinforzarlo e scaricare le forze funzionali lungo la radice sana.

Ma il più delle volte, purtroppo, non c'è più nulla da fare e il dente è condannato all'estrazione (Fig. 2, 3, 4, 6).

Un dente con una radice fratturata non va lasciato in bocca, ma va tolto senza indugio. Lasciarlo significa ritrovarsi dopo poco tempo nelle condizioni di Fig. 7, con gravi lacune ossee, emendabili solo con difficili e costosi interventi di chirurgia ricostruttiva ossea.

Scritto da Dott. Sergio Formentelli
Cuneo (CN)

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