Si dice che tra i dolori più intensi che un essere umano possa provare, vi sia quello delle doglie del parto. Segue per intensità il dolore delle coliche renali. Alcuni sostengono che il terzo dolore per intensità che possa colpire un essere umano sia quello da pulpite, cioè da mal di denti
Quando un dente viene ad essere attaccato a causa di una carie da una carica batterica, cioè da un’infezione nella sua parte più intima che è il nervo, il sangue all’interno di esso aumenta di quantità per veicolare le difese immunitarie che lo devono proteggere dall’infezione in atto. Poiché il dente è di matrice minerale ed è quindi inestensibile, succede che la pressione del sangue all’interno della camera pulpare comprime e schiaccia il nervo contro le pareti del dente stesso causando il famoso mal di denti. Il dolore comincia ad essere spontaneo e non più provocato da stimoli. Cioè mentre prima il dente che stava per essere affetto da pulpite era diventato particolarmente sensibile alle escursioni termiche (caldo/freddo), ma ancora non doleva spontaneamente, ora comincia a fare male anche in assenza di stimolo. Sono periodi di 15/20 minuti di dolore intervallati da periodi di relativo benessere. Successivamente il dolore comincia ad essere presente per intervalli più lunghi. La notte diviene più intenso e non lascia riposare. Il motivo della maggiore intensità notturna di questo genere di dolore è legato al fatto che durante il riposo assumiamo una posizione distesa e questo determina ancora una volta un aumento della pressione del sangue all’interno del dente con relativo maggior stiramento e compressione del nervo. Da distesi poniamo il cuore allo stesso livello del capo e quindi la pressione del sangue diviene maggiore. Ecco perché in queste situazioni si prova un senso di benessere se si assume la posizione seduta invece che distesa.
Ma ciò che si deve fare per risolvere la situazione è recarsi dal proprio dentista di fiducia che in pochi minuti farà ritrovare la pace. Infatti, poiché la causa del dolore è data, come già detto, dall’eccessiva pressione del sangue all’interno del dente, il dentista, dopo un’adeguata anestesia che farà sparire subito il dolore, può eseguire un foro sulla corona dentale che darà sfogo all’eccesso di sangue presente. Ci si potrebbe chiedere come mai questo sangue così come è entrato anche non riesca ad uscire. Il motivo è sempre lo stesso. L’apice del dente è un anello rigido ed attraverso esso passano il nervo, la venula e l’arteriola dentale. Quando il sangue affluisce attraverso l’arteriola, congestiona la zona dell’apice che è appunto rigido. Di conseguenza il sangue che dovrebbe uscire attraverso la venula, non riesce a defluire per la strozzatura provocata dall’arteriola congesta. Quindi al dentista non rimane che fare un foro sulla corona che darà beneficio e pace al paziente.
Una maniera per evitare tutto ciò risiede nella regola d’oro che dice che prevenire è meglio che curare. Quindi un controllo odontoiatrico semestrale e una buona igiene orale domiciliare quotidiana, sono il miglior sistema per prevenire la pulpite, cioè il mal di denti.
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