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Gli impianti dentali: facciamo chiarezza

Il dottor Andrisano spiega i rischi di un malinteso uso delle protesi. <>

by Dott. Cosimo Andrisano 10-03-2017 3474 visualizzazioni

Gli impianti dentali: facciamo chiarezza



Il dottor Andrisano spiega i rischi di un malinteso uso delle protesi.

«Va di moda il modello cliente, ma il paziente viene prima di tutto»


Sui giornali, alla tv, nel web, è pieno di pubblicità allettanti. Facili da installare, indolori e, soprattutto, low cost (un termine molto di moda negli ultimi anni), gli impianti dentali sembrerebbero la soluzione migliore per ripristinare l’equilibrio e la stabilità della bocca, magari dopo anni di trascuratezza. Ma cosa sono gli impianti dentali?


Lo chiediamo al dottor Cosimo Andrisano, medico odontoiatra, noto come “il dentista dei bambini”, con studio a Manduria

«Si tratta di viti in titanio biocompatibili, che vengono inseriti all'interno dell'osso mascellare o mandibolare e poi caricati con uno o più “denti” a seconda del progetto protesico. Questo si applica in una bocca parzialmente o totalmente edentula (l’edentulia è la perdita dei denti). In pratica, queste viti si comportano come se fossero radici artificiali, sulle quali vengono ancorati denti altrettanto artificiali, ossia le protesi.

Uno, due, magari dieci impianti. Esiste un limite all’installazione di queste protesi e come si misura l’abilità del dentista?

E’ un discorso complesso. Sul numero, il calibro e la posizione, decide il clinico sulla base di complesse valutazioni, a partire dallo stato di salute generale del paziente, della salute della bocca, della forza masticatoria che dovrà essere scaricata su quella porzione di bocca, da quanti "denti" devono essere collocati e dal tipo di materiale utilizzabile .

Scusi, ma è necessario fare tutte queste valutazioni?

Se io, clinico, mi affido alla presunzione di aver di fronte il premio Nobel dell'igiene dentale, della ricrescita ossea, del paziente perfetto che fa i controlli ogni qualvolta lo chiami e che si affida ciecamente a me (insomma.....tutte utopie), avrò ottime percentuali di successo, qualunque sia il progetto implantoprotesico da attuare.

E invece, la realtà qual è?

Spesso è un paziente che per anni (anche 50 o 60!) ha trascurato completamente ogni forma di prevenzione e cura dell'apparato dentale, che non si mostra propenso a mettere in atto un rigido protocollo di recupero dello stato di salute ed è diffidente già dalla progettazione. Difficile che diventi improvvisamente il paziente perfetto. C’è il rischio concreto che non seguirà gli schemi operativi, inficiando il successo della riabilitazione. In quel caso sarò stato io superficiale a non stoppare la richiesta, oppure il superficiale sarà il paziente, che magari si è lasciato convincere della facilità tecnica e operativa spiattellata dalla pubblicità?

Lei che dice?

Che ognuno di noi è un'entità unica, per tipo e per vissuto. Molte volte è dura da far digerire al paziente che è meglio non fare, piuttosto che fare e stare sempre a rischio clinico.

Quale rischio?

Consideriamo che l’obiettivo di una riabilitazione protesica non è "inserire" un impianto, ma fare in modo che questo tenga nel tempo. Immaginiamo un tassello nel muro. Se lo carichiamo mettendoci sopra una mensola, può tenere ma se sulla mensola mettiamo una serie di oggetti, sempre più pesanti, i tasselli inizieranno a non tenere più…

L’esempio è chiaro.

Con la particolarità, aggiungerei, che il muro, nel nostro caso è l'osso della bocca, il quale ha una porosità più o meno diversa a seconda dell'età. Poi bisogna considerare le eventuali infezioni locali, come la parodontopatia non curata e stabilizzata o generali, ad esempio le malattie autoimmuni. E sulla mensola, che è la protesi, si scaricano tutte le forze della masticazione o, comunque, la funzione che quel dente o gruppo di denti deve affrontare nel corso della vita.

Tutto risolto, quindi. Stabilito il numero di impianti tutto diventa semplice. O no?

Non direi. Il numero di impianti lo decide il clinico. Non il "commerciale" di una struttura. Se il commerciale "spinge" per vendere un prodotto, si può avere un eccesso di trattamento o un difetto di trattamento ( magari per proporre un preventivo più "appetibile" a chi non ha cognizione della materia). La clinica è una faccenda seria, molto di più di chi si fregia di inserire 10 – 100- 1000 impianti all’anno.

Questa è una provocazione.

Sono abituato alla franchezza. Il metodo e il rigore scientifico o te li inculcano durante la formazione o non lo padroneggerai mai! La verità è che salvare i denti, ormai, è passato di moda, ma io vado controtendenza. Penso sia meglio avere in bocca il più brutto dei denti, purché sia comunque sano o curato, piuttosto che la protesi più bella e costosa ( la quale, se non sarà curata in modo serio, diventerà la mia peggior nemica.

Questo non va contro i suoi interessi?

La cosa bella, però, è fare gli interessi del paziente. E, comunque, lavorare con metodo serio e coscienzioso non intacca la posizione di nessuno, anzi!. Oggi il paziente viene considerato come un utente che va in concessionaria, a scegliersi il modello di auto che preferisce. La citycar, piuttosto che l'ammiraglia è solo un fattore di disponibilità economica.

Forse è anche una fuga dalla prospettiva del dolore

Certamente è molto più dolorosa, a mio avviso, l'estrazione chirurgica di un dente gravemente compromesso, rispetto all'inserimento di un impianto. Ovviamente, con la giusta tecnica ed il giusto controllo farmacologico.

E il rischio di rigetto?

Il rigetto è un validissimo meccanismo di difesa del sistema immunitario, per cui gli anticorpi vanno a neutralizzare e ad espellere, ad esempio, un organo trapiantato per cellule che non riconoscono. Ma gli impianti, sono fatti di titanio grado 4, assolutamente biocompatibile. Quindi non è il sistema immunitario che interviene. Quello che può succedere, invece, è che, ad esempio, l'organismo non produca osso per "saldare" l'impianto nella struttura in cui è stato inserito e quindi questo "cada" (o magari non c'erano le condizioni per mettere gli impianti; non sono stati rispettati i tempi, ecc. Concludo ricordando che il titanio vien usato anche negli impianti cardiovascolari (il guscio dei pacemaker è realizzato in Titanio) Insomma del titanio ci si può fidare!!

Ma lei, che è conosciuto come il dentista dei bambini, come mai ha così tanta competenza in materia di impianti?

Semplice. I bambini li amo, la chirurgia mi entusiasma per la sua complessità!

Scritto da Dott. Cosimo Andrisano
Manduria (TA)