Il comportamento del paziente di fronte alla figura dell'odontoiatra è influenzato dall'ambiente socio-culturale in cui è cresciuto. Normalmente è il dolore che lo induce a recarsi dal dentista, ma va detto che la sua intensità non è in funzione della gravità del caso, ma il dolore viene avvertito più o meno intensamente in base alle esperienze passate ed al quadro psicologico attuale. Sembrerà strano, ma spesso i pazienti "corrono" alla poltrona chiedendo di risolvere prima i problemi di natura estetica, poi, e nemmeno sempre, viene preso in considerazione il restante piano di trattamento!
Il dolore è legato a percezioni corporee e l'insieme di atteggiamenti mentali momentanei del paziente ne modulano l'intensità. Succede che l'ansia provoca uno stato di tensione che determina l'insorgere di dolori muscolari che rafforzano il dolore. Al dolore si può ricorrere anche per risolvere conflitti emozionali o per attirare su di sè l'attenzione, se ci si sente trascurati.
Trattare l'ansia con semplici mezzi psicoterapeutici è auspicabile al fine di avere un paziente collaborativo e "resettato" il più possibile delle sue paure. Se nello studio dentistico i nostri pazienti troveranno un ambiente gradevole, personale sensibile e preparato all'impatto psico-emotivo e noi dentisti disposti ad un rapporto empatico non ci saranno intoppi. Un atteggiamento comprensivo da parte del medico ha l'effetto di rassicurare e calmare il paziente. Formulare una diagnosi, spiegarla in termini chiari e senza fretta, ha già un effetto psico-terapeutico. Nel corso del colloquio tra il curante ed il paziente, si instaura un rapporto breve ma intimo ed intenso. Si sceglieranno parole e comportamenti rassicuranti adottando atteggiamenti destinati a favorire la collaborazione. Il paziente spesso non ha coscienza delle proprie tensioni psicologiche, che fa oggetto di diniego, per cui non è ingrado di inserirsi nel colloquio verbale con il medico, relativamente ai suoi problemi. Il medico diventa psicologo ed il colloquio, terapeutico, dovrà essere improntato verso una grande tolleranza nei confronti del comportamento, spesso irrazionale e regredito del paziente, il quale spesso vuole essere solo ascoltato, come se nel suo ambito non avesse spazio per il dialogo o l'opportunità di sfogarsi. Capita spesso che i pazienti confidino fatti estremamete personali al proprio curante. In questo contesto appare determinante l'aspetto umano del curante nell'approcciare un paziente nuovo, che non si conosce, e per giunta anche odontofobico.
Nonostante le tecniche odontoiatriche siano migliorate rispetto al passato, ci sia una maggiore consapevolezza dell'importanza della prevenzione e dell'igiene orale ed una crescente attenzione che si rivolge all'estetica, permane, di fronte al dentista, un'ansia che appare come una vera e propria "paura del trattamento" che si trasmette dall'adulto al bambino, permanendo anche nell'età adulta sulla scorta delle esperienze infantili; si stima che il 15-20% della popolazione vive questo problema.
Come comportarsi quindi?
Concludo rivolgendomi ai genitori con semplici consigli che sono di aiuto per i figli e che "facilitano" il nostro lavoro:
Il dolore è legato a percezioni corporee e l'insieme di atteggiamenti mentali momentanei del paziente ne modulano l'intensità. Succede che l'ansia provoca uno stato di tensione che determina l'insorgere di dolori muscolari che rafforzano il dolore. Al dolore si può ricorrere anche per risolvere conflitti emozionali o per attirare su di sè l'attenzione, se ci si sente trascurati.
Trattare l'ansia con semplici mezzi psicoterapeutici è auspicabile al fine di avere un paziente collaborativo e "resettato" il più possibile delle sue paure. Se nello studio dentistico i nostri pazienti troveranno un ambiente gradevole, personale sensibile e preparato all'impatto psico-emotivo e noi dentisti disposti ad un rapporto empatico non ci saranno intoppi. Un atteggiamento comprensivo da parte del medico ha l'effetto di rassicurare e calmare il paziente. Formulare una diagnosi, spiegarla in termini chiari e senza fretta, ha già un effetto psico-terapeutico. Nel corso del colloquio tra il curante ed il paziente, si instaura un rapporto breve ma intimo ed intenso. Si sceglieranno parole e comportamenti rassicuranti adottando atteggiamenti destinati a favorire la collaborazione. Il paziente spesso non ha coscienza delle proprie tensioni psicologiche, che fa oggetto di diniego, per cui non è ingrado di inserirsi nel colloquio verbale con il medico, relativamente ai suoi problemi. Il medico diventa psicologo ed il colloquio, terapeutico, dovrà essere improntato verso una grande tolleranza nei confronti del comportamento, spesso irrazionale e regredito del paziente, il quale spesso vuole essere solo ascoltato, come se nel suo ambito non avesse spazio per il dialogo o l'opportunità di sfogarsi. Capita spesso che i pazienti confidino fatti estremamete personali al proprio curante. In questo contesto appare determinante l'aspetto umano del curante nell'approcciare un paziente nuovo, che non si conosce, e per giunta anche odontofobico.
Nonostante le tecniche odontoiatriche siano migliorate rispetto al passato, ci sia una maggiore consapevolezza dell'importanza della prevenzione e dell'igiene orale ed una crescente attenzione che si rivolge all'estetica, permane, di fronte al dentista, un'ansia che appare come una vera e propria "paura del trattamento" che si trasmette dall'adulto al bambino, permanendo anche nell'età adulta sulla scorta delle esperienze infantili; si stima che il 15-20% della popolazione vive questo problema.
Come comportarsi quindi?
- Parlare con il paziente di ciò che già si conosce ma anche di qualcosa di nuovo, non necessariamente legato ai motivi della sua visita. Spesso l'atteggiamento informale del curante ha l' effetto di calmare il paziente.
- Non deludere mai la fiducia che il paziente è disposto ad accordare, concedergli del tempo, senza premura.
- Fare diagnosi con chiarezza e spiegarla con termini accessibili.
- Rassicurarlo sul trattamentoal quale dovrà sottoporsi e mostrarsi sempre disponibile.
Concludo rivolgendomi ai genitori con semplici consigli che sono di aiuto per i figli e che "facilitano" il nostro lavoro:
- Non dipingete il dentista come il lupo cattivo delle fiabe: non dite:"se non lavi i denti ti porto dal dentista!"; meglio:" lavati bene i denti così saranno forti come quelli di un leone" .
- Sminuite o sdrammatizzate eventuali esperienze negative odontoiatriche.Evitate di trasmettere la vostra ansia ai bambini.
- Affidate vostro figlio alle cure di un odontoiatra che abbia esperienza con i bambini o di un pedodontista in grado di risolvere ogni problema con l’approccio psicologico corretto e con il gioco, ci vorrà più tempo, ma vostro figlio sarà felice di farsi curare i denti.
- Sensibilizzate vostro figlio alla prevenzione, con controlli ogni 6 mesi (dovreste farlo anche voi) iniziando dall’ eruzione dei denti decidui, anche se non ha problemi, in modo tale che il primo approccio risulti il più atraumatico e dolce possibile. Il bambino familiarizza con lo studio e al momento del bisogno di una cura non sarà spaventato.
Dentista Puglia, Taranto
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Dentista Toscana, Firenze
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Dentista Marche, Macerata
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Dentista Emilia Romagna, Rimini
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Dentista Abruzzo, L'Aquila
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