Menu

La placca batterica

Motivazioni ad una igiene orale scrupolosa ed efficacie per sconfiggere la placca batterica

by Dott. Cristoforo Del Deo 04-11-2009 8107 visualizzazioni

E’ uno dei nemici della salute della bocca, subdola e invisibile, può minare l’integrità dei denti e metterne addirittura a rischio la tenuta.

 

La placca batterica è una patina trasparente formata per il 90% dai batteri che vivono normalmente in bocca (la flora orale) e per il 10% da sostanze derivanti dall’alimentazione (zuccheri, carboidrati, lipidi, per esempio) e da sali minerali come il calcio e il fosforo. Inizialmente la placca è una sottile pellicola completamente asettica ma, dopo un’ora dalla sua formazione, diventa una sorta di reticolo pieno di batteri orali. Questi, con la complicità dei residui alimentari e in modo particolare degli zuccheri, aumentano vistosamente di numero (basti pensare che un milligrammo di placca può contenere dai 200ai 500 milioni di batteri) e il tutto altera l’equilibrio normalmente esistente tra le varie specie che compongono la flora orale. Si tratta di 80 varietà di microrganismi che, normalmente, convivono pacificamente e senza creare danni a chi li ospita ma che, organizzatisi nella placca, diventano decisamente temibili per la salute di denti e gengive, prendendo il sopravvento le specie più aggressive come per esempio lo streptococco mutans o i lactobacilli, responsabili per primi dei danni a carico di denti e gengive. Diventati più potenti, iniziano inoltre a produrre una sorta di colla adesiva che permette loro di aderire saldamente ai denti e dal loro metabolismo iniziano a liberarsi acidi corrosivi e enzimi in grado di intaccare lo smalto e di provocare la carie.

 

Stando ai dati scientifici, se il legame della placca con la superficie dentale non viene interrotto mediante rimozione meccanica con spazzolino e filo interdentale, le prime lesioni cariose possono manifestarsi già nel giro di 4 settimane. Lasciata indisturbata, dopo 5 giorni la placca inizia a calcificarsi e a sedimentarsi sotto forma di tartaro, una sorta di incrostazione che si accumula alla base dei denti e che si insinua addirittura al di sotto delle gengive. Queste infatti, diventate rosse e gonfie, cominciano a sanguinare, soprattutto durante lo spazzolamento, segno evidente di gengivite. La marcia del tartaro è però inarrestabile e con il tempo questo calcare può andare a minare la struttura del dente provocando una parodontite. Infatti il parodonto, ovvero la struttura che sostiene il dente, è la parte che corre i maggiori pericoli. Le gengive si retraggono e si formano tasche parodontali, ovvero delle sorte di marsupi, compresi tra il dente e la gengiva, che danno modo alla placca di penetrare ancor più in profondità. Via via che questa lavora, la tasca diventa sempre più profonda e l’infiammazione progredisce a tal punto da far sì che il dente perda lentamente il suo sostegno,fino a diventare mobile e cadere.

 

Chiaramente è possibile difendersi. I batteri responsabili della carie e delle gengiviti hanno bisogno di tempo per organizzarsi nella placca, che è possibile evidenziare con delle compresse a base di colorante vegetale (eritrosina) che si sciolgono in bocca colorando la placca batterica ed evidenziando le zone di maggior addensamento in modo da guidarci nella pratica dell'igiene. Non solo, visto che esclusivamente alcune specie di batteri sono responsabili dell’azione corrosiva sui denti, è possibile effettuare una difesa mirata soprattutto nei loro confronti e spiazzarli prima che possano diventare aggressivi: i collutori antibatterici hanno proprio questa prerogativa perché interferiscono con i processi di adesione dei batteri cariogeni sulla superficie dei denti, impedendo “relazioni” decisamente troppo prolungate e pericolose.

 

Concludo dicendo che la placca è come un ospite, indesiderato, che dobbiamo puntualmente mettere alla porta con una efficacie igiene quotidiana. Al dentista o all'igienista il compito di effettuare quella professionale con cadenza regolare.

Scritto da Dott. Cristoforo Del Deo
Teramo (TE)

TAG: La placca batterica