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Generalità sulla fisiopatologia della malattia parodontale e sul suo trattamento.

Vengono illustrati alcuni punti base della fisiopatologia della malattia parodontale ed alcune note sulla fase iniziale del trattamento

by Dott. Raffaele Papa 02-01-2012 5187 visualizzazioni

La patogenesi della malattia parodontale è determinata dall’ interazione tra la risposta dell’ individuo (risposta immune ed infiammazione) e la placca batterica. Il ruolo della risposta immune individuale è complessa: c’è evidenza che una risposta immune difettosa aumenta la distruzione parodontale, mentre una risposta troppo vigorosa porta alla parodontite (Graves 2008). Riportare ad un bilancio la risposta immune e l’ azione del biofilm batterico significa ricreare una situazione di salute parodontale.

La placca batterica costituisce l’ agente eziologico primario nelle malattie parodontali infiammatorie croniche (Socransky 1977; Slots 1979).
La placca costituisce un esempio di entrambi un biofilm ed una comunità microbica., mostrando proprietà che rappresentano qualcosa in più della somma dei suoi membri costituenti (Marsh 2004). Ad esempio: Comunicazione (quorum sensing, Scambio (nutrient, pH, reazioni di ossidoriduzione), Costruzione (protezione da parte degli organismi esterni), Lavoro di gruppo tra I batteri.

I goal della terapia clinica parodontale sono rappresentati dalla risoluzione clinica dei segni della malattia parodontale, in pratica chiusura delle tasche (profondità minore o uguale a 4mm) e assenza di sanguinamento. Negli ultimi anni è divenuto chiaro che questi effetti sono ottenibili senza una eccesiva strumentazione delle radici radicolari. Si è infatti passati dal concetto della rimozione di cemento e lipotossine al controllo del biofilm batterico. Nel debridement radicolare, l’ utilizzo di strumenti ad ultrasuoni può ridurre la sensibilità postoperatoria del paziente (Wennnstrom et al. 2005). Inoltre, una strumentazione eccessiva può portare ad un aumento della rugosità radicolare sia in porzioni sotto- che sopragingivale (Ritz et al. 1991). La combinazione di strumentazione radicolare associate ad un appropriato controllo di placca supragingivale permette di ridurre la profondità delle tasche parodontali e migliuorare I livelli di attacco clinico. Non vi sono differenze di rilievo nell’ utilizzo di strumenti manuali oppure piezoelettrici (Eberhardt et al . 2008).

Un adeguato igiene orale può:

  • Controllare la gingivite (Lovdal et al 1961, Axelsson & Lindhe 1974, Glavind 1977);
  • In associazione con un trattamento chirurgico o non chirurgico, controllare la parodontite (Lindhe & Nyman 1975, Axelsson & Lindhe 1981, Pihlstrom et al 1983, Isidor et al 1984, Renvert et al 1990);
  • Se il controllo di placca non è adeguato, futura perdita di attacco può occorrere anche in seguito ad una terapia parodontale (Nyman et al 1975, Axelsson & Lindhe 1981, Westfelt et al 1983, Lindhe & Nyman 1984)


Il trattamento parodontale non chirurgico può essere portato in tre modi: scaling-root planing a quadranti; full mouth scaling-root planning e full mouth disinfection; simili risultati sono ottenuti tra le modalità di trattamento nei casi di parodontite moderata o avanzata (Sanz & Teughels 2008).

Scritto da Dott. Raffaele Papa
Rieti (RI)

TAG: malattia parodontale