Che cosa si intende per alitosi Professor Pilloni?
«Intanto bisogna inquadrarla in senso moderno, perché tradizionalmente viene collocata nell'ambito dell'alito che emana cattivo odore per ragioni legate all'alimentazione e, ancora di più, per disturbi collegati allo stomaco. Sono invece oramai quasi vent'anni che la ricerca scientifica dimostra come un buon 90% di casi di alitosi sia da ricondurre a cause di origine orale: in sintesi, stiamo parlando di batteri presenti nella bocca che liberano particelle di zolfo volatile, le vere responsabili del "fiato pesante"».
E gli altri casi?
«Solo il 10% è attribuibile a ciò che mangiamo, allo stomaco, al fegato, ai reni, alle tonsille ecc. In misura ovviamente diversa, ne soffre circa il 50% della popolazione italiana, senza distinzioni di età, neonati inclusi: un problema trasversale che ha anche inevitabili e facilmente immaginabili ripercussioni sulla vita sociale di chi ne soffre, ancor di più in individui che, per un atteggiamento "omertoso" del mondo che li circonda, lo ignorano».
Quali sono le cause scatenanti?
«I batteri che sono fonte del'alitosi si collocano prevalentemente intorno ai denti, sui tessuti molli, anche a livello delle mucose, soprattutto la lingua, tecnicamente «scindono le proteine in piccole parti, amminoacidi, e uno di questi, la cisteina, ricca di zolfo, nell'emissione del respiro rende l'alito non più accettabile».
Quindi l'alitosi può essere sintomatica di altri disturbi?
«I ricercatori stanno lavorando da tempo per capire le correlazioni tra i gas che fuoriescono dalla bocca e le loro origini: in altre parole, con studi accurati, è possibile cogliere in questi gas elementi sintomatici di patologie anche molto lontane dal cavo orale. Ci sono addirittura studiosi che stanno facendo degli approfondimenti perché da questi stessi gas si potrebbero cogliere segnali dell'insorgenza di malattie oncologiche».
Ci può fare un esempio?
«La trimethylaminuria (detta anche sindrome dell'odore del pesce): una patologia importante dei reni che si può facilmente riconoscere per la particolare emissione dal cavo orale che, appunto, ricorda la macerazione dei pesci. Caso ben più diffuso è invece quello delle tonsilliti croniche: in quanto croniche sono asintomatiche e finché non ci si rivolge a uno specialista che procede con la pulizia delle tonsille si rischia di convivere con un disturbo in più».
A quale figura specialistica è meglio rivolgersi per risolvere il problema?
«Gli esperti di alitosi sono diversi: innanzitutto è bene fare una visita dallo stomatologo, da un dentista anche generico. Noi, come associazione italiana ricerca sull'alitosi abbiamo creato diversi centri in tutta Italia che sono ospedalieri-universitari, quindi senza costi a parte il classico ticket. Chi ha bisogno di consulti specialistici può quindi mettersi in contatto facilmente con quello più vicino alla propria abitazione. Non le nascondo comunque che i dentisti italiani sono davvero molto preparati sul tema».
Ma quali sono i tipi di intervento più comuni in caso di alitosi?
«Se noi divessimo diagnosticarla nell'ambito delle infezioni gengivali ci sono diverse manovre di igiene professionale, superficiali o profonde, che possono aiutare a risolverle il problema: per esempio, la pulizia delle tasche paradontali, collocate sulle gengive intorno ai denti, è molto diffusa. Di certo c'è un abbattimento dei casi di alitosi se i cittadini prendessero l'abitudine, insieme con i denti, a operare lavaggi accurati della lingua con il classico spazzolino, Eventualmente in farmacia sono anche venduti i netta-lingua che riducono enormemente la portata batterica dei responsabili dell'alitosi».
Fonte: Notizie di Salute - Yahoo