
"L'apparecchio negli adulti è diventato molto più comune - spiega  D'Alessio all'Adnkronos Salute - ma, nonostante il picco di crescita del  ricorso a trattamento ortodontico degli ultimi anni, si tratta ancora  solo di una piccola percentuale di tutti quelli che potrebbero realmente  beneficiarne, a livello estetico o per correggere e prevenire problemi  clinico-medico". Avere portato l'apparecchio da piccoli, però, non  esclude che "a distanza di 20-30 ci sia bisogno di nuovo di un  trattamento, magari meno lungo, per ricreare un equilibrio di tutto  l'apparato masticatorio che, nel tempo, può squilibrarsi", aggiunge  l'esperto. 
Le nuove tecniche ortodontiche - con apparecchi che, in molti casi,  possono essere anche invisibili, non necessitano di controlli troppo  ravvicinati né di trattamenti non troppo lunghi - riducono il disagio  psicologico e facilitano la scelta da parte degli adulti. "Secondo le  stime - spiega D'Alessio - se parliamo solo di 'aggiustare' il sorriso,  circa l'80% dei pazienti odontoiatrici potrebbe beneficiare dei nuovi  congegni 'invisibili', facili da gestire ed efficaci". Il restante 20%  "presenta problemi ortodontici più complessi - continua D'Alessio -  Spesso si tratta di interventi sulla mantibola o di riposizionare un  dente. In questo caso sono necessari metodi più tradizionali che  comunque sono ormai resi accessibili e sopportabili, anche nella vita  sociale". 
Ma perché mettere un apparecchio a 47 anni? "I denti accavallati,  'affollati' e la cattiva forma del morso - avverte D'Alessio -  predispongono a malattie paradontali e gengivali, problemi che  colpiscono il 40% della popolazione italiana". In questo 40%  l'apparecchio può, come hanno dimostrato i dati scientifici, anche in  fasi avanzate, migliorare la durata di tutte cure odontoiatriche nel  tempo. 
E' necessario infatti, "prima intervenire proprio con l'ortodonzia,  ripristinare gli equilibri ossei e tessutali e poi reintegrare i denti  persi o fare le altre cure - prosegue l'esperto - Il rischio è perdere  quanto ottenuto anche con le metodiche più avanzate, come l'innesto di  osso e la chirurgia paradontale. I processi patologici non possono  fermarsi, perché la malocclusione o la malposizione comportano in sé un  potenziamento della patologia". Gli impianti dentali, per esempio,  ancorati all'osso con una vite di titanio, "non avendo il legamento  paradontale rischiano sotto la pressione sbagliata dell'osso di cadere".  Per questo negli Usa prima, dell'impianto, viene prevista una  valutazione ortodontica. 
L'apparecchio, insomma, rappresenta spesso una soluzione curativa  "per bloccare negli adulti le malattie gengivali, l'usura delle ossa, il  mal di testa, i problemi mandiboloarticolari", conclude D'Alessio. 
Fonte: Adnkronos Salute
