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Intarsio in composito

In campo conservativo tra le tecniche per il ripristino dell'anatomia dentaria e della funzione masticatoria, vi la realizzazione di un tipo di ricostruzione chiamata intarsio. Gli intarsi, cos come le faccette estetiche, sono dei manufatti protesici che vengono realizzati in laboratorio, dietro prescrizione medica, e cementati successivamente in studio.

by Dott. Cristian Romano 10-04-2009 16464 visualizzazioni

In presenza di una lesione cariosa estesa, il dentista interviene asportando il tessuto dentario interessato e realizzando una cavità con forma ed estensione opportune in base alla tecnica di ricostruzione prescelta. Una cavità così fatta deve essere ripristinata in maniera tale da riprodurre l’anatomia dentaria originale e la funzione masticatoria.

 

La normale ricostruzione (otturazione) della cavità da parte del dentista prevede l’utilizzo di materiali che, opportunamente lavorati, ripristinano la forma del dente. I materiali più diffusi sono l’amalgama di argento e le resine composite. Queste ultime hanno ormai del tutto sostituito l’amalgama di Ag, grazie al loro potenziale estetico.

 

Il dentista, in base alle esigenze cliniche, può decidere di non ricostruire in maniera diretta l’elemento dentario, bensì di rifarsi a tecniche indirette e dunque all’intarsio.

Cosa fa optare il dentista per una soluzione terapeutica o per l’altra?

Innanzitutto la dimensione della lesione cariosa e la sua profondità. Una cavità estesa che interessi buona parte del tavolato occlusale del dente, con compromissione di una o più cuspidi, o coinvolga una delle superfici laterale dello stesso, sicuramente si presta maggiormente a una riabilitazione ad intarsio.

 

In un dente dove è stato eseguito un trattamento endodontico è più opportuno procedere ad una ricostruzione indiretta. Un dente devitalizzato presenta una maggiore fragilità rispetto ad un elemento vitale. Questo si spiega perché la dentina del dente devitalizzato va incontro a disidratazione con perdita della plasticità e della resistenza a frattura. Anche la stessa tecnica di preparazione del canale radicolare comporta una perdita di dentina dunque una struttura più sottile, così come la perdita della struttura dentaria coronale, causato sia da eventuali processi cariosi sia dalla tecnica di apertura camerale.

 

Ad oggi i materiali più diffusamente usati per la realizzazione degli intarsi sono: la porcellana e la resina composita. Ovviamente la tecnica e la manualità degli operatori incidono molto sulla scelta del materiale. In linea di massima, data l’evoluzione delle resine composite, molti dentisti hanno optato per le resine, specialmente per i settori posteriori. I compositi di nuova generazione presentano caratteristiche fisiche (durezza, resistenza all’abrasione) quasi del tutto simili a quelle dei denti naturali. Un’altra caratteristica che ci ha portato alla scelta primaria del composito più che della porcellana, per la realizzazione degli intarsi, è la possibilità da parte del dentista di potere agire sul manufatto consegnato dal laboratorio odontotecnico. Sull’intarsio in composito infatti il dentista può apportare delle modifiche aggiungendo per esempio ulteriori strati di composito, oppure può, utilizzando dei supercolori, modificare qualche caratteristica estetica. Inoltre un altro aspetto molto importante è che l’intarsio in composito può essere corretto, modificato, ripristinato nelle sue parti senza dover ripetere tutta la ricostruzione, cioè il dente con intarsio in composito può essere trattato come un dente normale, perciò può essere ricostruito nella altre sue parti se nel tempo si verificano delle recidive cariose. Vi sono studi in letteratura che dimostrano che la ricostruzione indiretta in composito posizionata a ponte tra le cuspidi residue rinforza l’intera struttura dentaria, aumentandone la resistenza. La scelta del composito invece è sconsigliata se l’elemento dentario antagonista presenta una struttura in ceramica, data la differenza di resistenza all’usura. Il composito si oppone meglio al dente naturale che alla porcellana.

 

In questa sede non tratteremo le tecniche di costruzione dell’intarsio ma descriviamo semplicemente le sedute che il paziente dovrà affrontare per realizzare una ricostruzione indiretta. Il buon esito della riabilitazione con intarsio dipende maggiormente dalla quantità di dente residuo. In base a questo fattore distinguiamo diversi tipi di intarsi: inlay, onlay, overlay. Le cuspidi vanno abbattute se il loro spessore scende sotto i 2-1,5 mm. Nell’inlay non vi è ricoprimento cuspidale, mentre nell’onlay si presenta almeno un interessamento cuspidale, e infine si determina un overlay quando è interessato l’intero tavolato occlusale. A differenza della tecnica diretta di ricostruzione di una cavità cariosa, che viene realizzata ovviamente in unica seduta, la tecnica indiretta prevede diverse sedute per i diversi passaggi tecnici.

 

In prima seduta dopo la rimozione della carie e la preparazione della cavità con le opportune accortezze, viene presa l’impronta. Molti dentisti sia per una sola cavità che per cavità multiple preferiscono inizialmente prendere una impronta in alginato per la realizzazione di un cucchiaio individuale. Nella seduta successiva si prende l’impronta con materiali di precisione, che leggono la forma della cavità in ogni sua minima parte. Da questa impronta poi l’odontotecnico otterrà il modello di lavoro, dove realizzerà l’intarsio secondo le caratteristiche dettategli dal dentista. Il dentista comunicherà sia la colorazione che le caratterizzazioni che richiede nel manufatto, inoltre consegnerà al tecnico anche l’impronta dell’arcata antagonista rispetto a quella dove andrà posizionato l’intarsio. Nell’ultima seduta il dentista posizionerà l’intarsio nella cavità preparata precedentemente. Una volta provato l’inserimento si passa alla cementazione del manufatto in composito con delle resine adesive. Per finire si osservano i rapporti tra intarsio e denti antagonisti, si fanno le ultime correzioni, sia dei contatti che delle caratterizzazioni, si lucida la ricostruzione e si rinvia il paziente ai controlli successivi.

 

La metodica è semplice e richiede da parte del paziente semplicemente un sacrificio di tempo per il maggiore numero di sedute. Ovviamente il paziente si ritroverà un manufatto sicuramente idoneo alla riabilitazione del dente, specialmente degli elementi devitalizzati, senza dovere ricorrere a lavorazioni protesiche fisse che richiederebbero un sacrificio maggiore di struttura dentaria e anche un maggiore sacrificio economico.

Scritto da Dott. Cristian Romano
Palermo (PA)

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